In precedenza abbiamo sottolineato la necessità di tagliare le emissioni nette di CO2 dell’80% entro il 2020 per minimizzare i futuri aumenti della temperatura. Qui riassumiamo le proposte del piano B per realizzare questo obiettivo, comprese le riduzioni nell’uso dei combustibili fossili e un crescente sequestro biologico del carbonio.
Una volta che la domanda di energia sarà stata stabilizzata con un deciso miglioramento dell’efficienza, la sostituzione dei combustibili fossili con fonti di energia rinnovabili per la fornitura di energia elettrica e di calore potrà ridurre le emissioni di CO2, al 2020, di più di 3,2 miliardi di tonnellate (vedi tabella 10.1).
Fonte: si veda la nota 41.
Il maggior taglio di emissioni arriverà dall’eliminazione progressiva dell’uso del carbone per generare elettricità . Altre importanti riduzioni potranno provenire dall’eliminazione del petrolio e da un calo del 70% nell’impiego del gas per la produzione di elettricità .41
Nel settore dei trasporti, una forte riduzione nell’uso del petrolio potrà eliminare 1,4 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2. Questo calo sarà legato alla diffusione di auto ibride a tecnologia plug-in o completamente elettriche, alimentate da energia a emissioni zero come quella eolica. La rimanente riduzione si otterrà in larga misura dallo spostamento del trasporto merci su gomma al trasporto ferroviario e dall’utilizzo di treni mossi da elettricità prodotta da fonti rinnovabili.42
Si stima che oggi la deforestazione sia responsabile dell’emissione di 1,5 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno. Il Piano B ha due obiettivi: portare la deforestazione a zero entro il 2020 e aumentare il numero di alberi sulla Terra, allo scopo di sequestrare la CO2 contenuta nell’atmosfera. La riforestazione delle terre incolte e deforestate potrebbe fissare più di 860 milioni di tonnellate di carbonio all’anno. Inoltre, il programma di riforestazione per il controllo delle inondazioni, del deflusso delle precipitazioni e dell’erosione del suolo porterà a sottrarre altra CO2 dall’atmosfera.43
L’altro metodo con cui sequestrare il carbonio attraverso meccanismi biologici passa attraverso una migliore gestione dell’utilizzo del territorio. Ciò include l’espansione delle zone coltivate con tecnologie a basso impatto ambientale (tecniche minimum till o no-till), la coltivazione di specie vegetali che offrono maggiore copertura del terreno durante il fermo vegetativo e un maggior uso di specie perenni nella distribuzione delle coltivazioni Quest’ultima iniziativa significherebbe, ad esempio, usare meno mais e più panico verga per la produzione di bioetanolo. Si stima che, con l’adozione di queste pratiche agricole, si potrebbero fissare circa 600 milioni di tonnellate di carbonio annue.44
Nell’insieme, rimpiazzando i combustibili fossili con fonti rinnovabili per la generazione elettrica, spostandosi sull’utilizzo di auto ibride plug-in o completamente elettriche, impiegando linee ferroviarie elettrificate, mettendo al bando la deforestazione, piantando alberi e migliorando la gestione del suolo si potrebbe arrivare entro il 2020 a un livello di emissioni inferiore dell’80% rispetto a quello attuale. Questa riduzione stabilizzerebbe la concentrazione di CO2 atmosferica sotto le 400 parti per milione, limitando i futuri aumenti della temperatura.45
Il sistema più efficiente per ristrutturare l’economia energetica al fine di stabilizzare i livelli atmosferici di anidride carbonica è la creazione di una carbon tax (tassa sulla CO2). Come già affermato nel capitolo 4, proponiamo una carbon tax di 200 dollari a tonnellata che andrebbe raggiunta al ritmo incrementale di 20 dollari annui dal 2010 al 2020.
Pagata dai produttori principali, le compagnie del petrolio e del carbone, la carbon tax potrebbe trasformare l’intera economia dell’energia basata sui carburanti fossili. La tassa sul carbone sarebbe quasi doppia di quella sul gas naturale, dato che la combustione del carbone produce molta più CO2 di quanto faccia quella del gas naturale. Una volta reso operativo il progressivo incremento della tassazione sulle emissioni e il simultaneo decremento delle imposte sul reddito, il nuovo scenario dei prezzi farà in modo che i decisori politici ed economici effettuino scelte più intelligenti. A differenza dell’approccio del sistema cap-and-trade, nel quale il prezzo della CO2 è variabile, nel caso della carbon tax questo è predicibile. Per gli investitori si tratta di una riduzione dei rischi di grande importanza.
Per tutti i paesi, e in particolare per quelli in via di sviluppo, la buona notizia è che l’economia del Piano B richiede molta più manodopera rispetto a quella necessaria al modello basato sui combustibili fossili. Per esempio in Germania, un paese all’avanguardia nella transizione energetica, le filiere industriali delle energie rinnovabili impiegano già più lavoratori di quelle dei combustibili fossili e del nucleare insieme. In un mondo dove l’obiettivo auspicato da tutti è l’aumento dell’occupazione questa è davvero una buona notizia.46
Inoltre, la ristrutturazione dell’industria energetica qui delineata non soltanto farà crollare i livelli di emissione di CO2, aiutando a stabilizzare il clima, ma eliminerà la maggior parte degli inquinanti atmosferici. L’idea di un ambiente libero da contaminazioni per noi è addirittura difficile da immaginare, semplicemente perché nessuno di noi ha mai conosciuto un’economia energetica che non fosse altamente inquinante. Il lavoro nelle miniere di carbone sarà storia, molte malattie respiratorie potrebbero scomparire, così come gli allarmi da condizioni di inquinamento estremo.
Infine, a differenza di quanto avviene per i giacimenti petroliferi e le miniere di carbone, per cui è inevitabile un progressivo depauperamento seguito dall’abbandono, le nuove fonti di energia sono inesauribili. Sebbene le turbine eoliche, le celle fotovoltaiche e i pannelli solari termici richiedano tutti manutenzione e occasionali sostituzioni, l’investimento iniziale può durare per sempre. Questo pozzo non si prosciugherà mai.
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