Possiamo cambiare abbastanza rapidamente? Quando penso all’enorme bisogno di cambiamenti sociali necessari a indirizzare l’economia mondiale verso un percorso sostenibile, trovo utile guardare ai vari modelli di cambiamento. Ce ne sono tre che a mio avviso spiccano tra i tanti. Uno è il modello di cambiamento catastrofico, che io chiamo “modello stile Pearl Harbor”, nel quale un evento drammatico stravolge in modo radicale il modo in cui agiamo e pensiamo. Il secondo, che io chiamo “modello del muro di Berlino”, è quello in cui una società raggiunge un punto critico in un particolare aspetto, spesso dopo un periodo prolungato di cambiamenti graduali del modo di pensare e dei comportamenti. Il terzo è il modello di cambiamento sociale “a sandwich”, nel quale un potente movimento dal basso spinge per cambiamenti in un particolare aspetto, mentre una forte leadership politica lo appoggia pienamente dall’alto.
L’attacco a sorpresa giapponese a Pearl Harbor, il 7 dicembre del 1941, cambiò completamente l’atteggiamento dell’opinione pubblica americana nei confronti della guerra mondiale. Se il 6 dicembre qualcuno avesse chiesto agli americani se volevano entrare in guerra, con ogni probabilità il 95% avrebbe risposto di no. Lunedì 8 dicembre, il 95% avrebbe, con ogni probabilità , risposto di sì.
La debolezza di questo modello risiede nel fatto che, se dobbiamo attendere un evento catastrofico per modificare i nostri comportamenti, esso potrebbe verificarsi troppo tardi, portando le società a livelli di stress tali da rischiare di farle collassare. Quando si chiede agli scienziati quale potrebbe essere un evento “Pearl Harbor” dal punto di vista climatico, spesso indicano la possibile frammentazione della penisola occidentale dell’Antartide. Pezzi relativamente piccoli si sono già staccati nell’ultimo decennio, ma si teme il distacco di settori molto più grandi. Se ciò dovesse avvenire, nel giro di pochi anni si registrerebbe un innalzamento del livello del mare compreso tra i 60 e i 90 centimetri. Sfortunatamente, se e quando raggiungeremo questo stadio sarà già troppo tardi per tagliare le emissioni di gas serra abbastanza in fretta da salvare il resto della piattaforma occidentale antartica o la calotta glaciale della Groenlandia, la cui fusione sta parimenti accelerando. Non è questo il modello che desideriamo seguire per un cambiamento sociale riguardante il clima.
Il modello “muro di Berlino” è interessante perché la caduta del muro nel 1989 fu la manifestazione visibile di un cambiamento sociale molto più profondo. A un certo punto, gli abitanti dell’Europa dell’Est, rinfrancati dai cambiamenti che stavano avvenendo a Mosca, rifiutarono il “grande esperimento socialista” con il suo sistema politico monopartitico e un’economia pianificata centralmente. Sebbene non fosse stato previsto, l’Europa dell’Est sperimentò una rivoluzione politica, essenzialmente senza spargimento di sangue, che cambiò la forma di governo in ogni paese della regione. Senza preavviso, essa aveva raggiunto il suo punto critico.
Cercate sui giornali degli anni Ottanta: non troverete un articolo sull’imminente rivoluzione politica nell’Europa dell’Est. A Washington la CIA “non aveva idea, nel gennaio 1989, che un’onda di marea della storia stava per abbattersi sui noi tutti”, spiegava in una intervista del 1996 Robert Gates, ai tempi impiegato nella CIA e attuale Segretario della Difesa.47
Molti cambiamenti sociali avvengono quando le società raggiungono punti di non ritorno o superano livelli di soglia critici. Quando ciò accade, il cambiamento avviene rapidamente e in modo imprevedibile. Uno dei più conosciuti punti critici nella storia degli Stati Uniti è stata la crescente opposizione al fumo che si è manifestata durante la seconda metà del XX secolo. Questo movimento antifumo è stato alimentato da un flusso continuo di informazioni sugli effetti dannosi per la salute dei fumatori, un processo che è cominciato con il primo rapporto sul fumo e la salute del Surgeon General del 1964. Il punto critico è arrivato quando questo flusso di informazione ha finalmente superato la campagna di disinformazione massicciamente finanziata dalle industrie del tabacco.48
Pubblicato quasi ogni anno, il Surgeon’s General Report ha attirato l’attenzione su quello che via via si apprendeva sugli effetti del fumo sulla salute e ha stimolato innumerevoli progetti di ricerca su questo settore. Ci sono stati momenti, negli anni Ottanta e Novanta, nei quali sembrava che ogni settimana uscissero nuovi studi sui danni provocati dal fumo. Alla fine, il fumo è stato associato con almeno 15 forme di cancro, malattie cardiache e ictus.
Mentre cresceva la consapevolezza pubblica sugli effetti dannosi del fumo, furono adottati numerosi provvedimenti per proibirlo dai locali pubblici, dagli aerei, dagli uffici, dai ristoranti. Anche in seguito a questi interventi, il numero di sigarette fumato per persona, dopo aver raggiunto un picco nel 1970, ha cominciato un declino che continua ancora oggi.49
Uno degli eventi fondamentali in questo processo di cambiamento sociale si è verificato quanto l’industria del tabacco ha accettato di compensare i governi degli Stati per i costi delle cure mediche prestate in passato alle persone colpite da malattie causate dal fumo. Nel giugno 2009, il Congresso ha approvato con larghissimo margine, e il Presidente Obama ha controfirmato, un decreto che dà alla Food & Drugs Administration l’autorità di regolamentare i prodotti del tabacco, inclusa la pubblicità . Questa decisione ha aperto un nuovo capitolo nello sforzo di ridurre i danni alla salute prodotti dal fumo.50
Il modello di cambiamento sociale “a sandwich” è, per molti aspetti, il più attraente, in parte perché ha un buon potenziale per cambiamenti rapidi. A metà del 2009, il forte interessamento popolare al taglio delle emissioni di CO2 e lo sviluppo delle energie rinnovabili si è fuso con le attività del Presidente Obama e della sua amministrazione. Un risultato, come notato precedentemente, è la moratoria de facto sulle centrali a carbone.
Ci sono molti segni che anche gli Stati Uniti potrebbero essere vicini a un punto critico riguardo alla percezione della questione climatica, in modo simile a quello che avvenne negli anni Sessanta riguardo ai diritti civili. Sebbene molti indicatori siano influenzati dalla difficile situazione economica, è probabile che il consumo di carbone abbia raggiunto il picco negli Stati Uniti nel 2007 e abbia cominciato quello che sarà un lungo declino. Carbone e petrolio, le principali fonti di gas serra, potrebbero essere in procinto di essere abbandonate. E il numero totale di auto negli Stati Uniti potrebbe analogamente aver cominciato a calare. Le automobili demolite nel 2009 hanno quasi superato quelle acquistate, a dimostrazione che la “flotta” automobilistica degli USA potrebbe aver raggiunto un picco per avviarsi a una diminuzione.51
Negli ultimi due anni il passaggio ad auto più efficienti è stato stimolato dai costi più alti della benzina, dai nuovi standard automobilistici di efficienza e dalle pressioni sulle compagnie automobilistiche in occasione della concessione del “pacchetto di salvataggio”. Nel settore energetico la riallocazione di risorse verso l’eolico e il solare sta rapidamente crescendo mentre nel settore del carbone e del petrolio gli investimenti vanno declinando. Questo è un altro segnale di un profondo cambiamento nei valori di base, un cambiamento che potrebbe potenzialmente interessare ogni settore dell’economia.
Se è cosi, questi fenomeni, uniti a una leadership nazionale che li comprende e li approva potrebbero portare a un cambiamento sociale su una scala e a una velocità che possiamo a stento immaginare.52
è abbastanza probabile, ad esempio, che il consumo di petrolio degli Stati Uniti abbia raggiunto il picco. Standard di consumo per il settore automobilistico molto più stringenti, un deciso aumento dei fondi destinati al trasporto pubblico e un incoraggiante spostamento verso auto più efficienti e verso ibride plug-in e completamente elettriche potrebbero drammaticamente ridurre le vendite dei carburanti nel paese. Il Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti aveva previsto una crescita sostanziale dei consumi di petrolio del paese, ma ha rivisto pesantemente al ribasso le sue stime. La domanda non è ora se il consumo di petrolio declinerà negli Stati Uniti, ma quanto velocemente lo farà . Anche le emissioni di CO2, di conseguenza, potrebbero aver raggiunto il loro picco.53
Dei tre modelli di cambiamento sociale, affidarsi al modello “Pearl Harbor” è di gran lunga l’opzione più rischiosa, perché quando si verifica un evento catastrofico in grado di innescare un cambiamento sociale potrebbe esser troppo tardi. Il modello “muro di Berlino” funziona, nonostante la mancanza di un supporto governativo, ma richiede tempo. Ci sono voluti quasi quaranta anni dopo che i comunisti avevano preso il potere nei paesi dell’Est Europa, prima che l’opposizione si allargasse a sufficienza da diventare abbastanza forte da rovesciare i regimi autoritari e passare a governi democraticamente eletti. La situazione ideale per progressi rapidi e storici si verifica quando un crescente movimento dal basso si unisce a una leadership nazionale vocata allo stesso cambiamento. Questo potrebbe spiegare perché il mondo nutre speranze così elevate nei confronti della nuova leadership americana, mentre affronta le sfide descritte nei capitoli precedenti.
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