L’ingresso degli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale offre un caso di studio emblematico sulla mobilitazione rapida. Proponendo una mobilitazione volta a salvare la civiltà , è interessante notare somiglianze e differenze con quel precedente. Durante la guerra ci fu una ristrutturazione dell’economia, ma solo temporanea. La mobilitazione per salvare la civiltà richiede invece una duratura riorganizzazione economica.
Inizialmente, gli Stati Uniti furono restii a farsi coinvolgere nella guerra e risposero in maniera massiccia solo dopo essere stati attaccati a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941. E grazie a un impegno senza tentennamenti, il loro intervento permise di ribaltare la situazione bellica, portando le forze alleate alla vittoria in tre anni e mezzo.54
Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione del 6 gennaio 1942, un mese dopo il bombardamento di Pearl Harbor, il Presidente Franklin. D. Roosevelt annunciò al paese gli obiettivi di produzione militare. Disse che gli Stati Uniti avrebbero prodotto, ogni anno, 45 mila carri armati, 60 mila aeroplani, 20 mila cannoni antiaerei e migliaia di navi. E aggiunse: “Fate che nessuno possa dire che è impossibile”.55
Simili livelli di produzione di armamenti non si erano mai visti, e vennero accolti con scetticismo, ma Roosevelt e membri del suo governo avevano compreso che a livello mondiale il più importante potere industriale era rappresentato dall’industria automobilistica statunitense. Perfino durante la Grande depressione, gli Stati Uniti avevano prodotto 3 milioni di vetture all’anno.
Roosevelt si incontrò con i leader dell’industria automobilistica e dichiarò che il paese avrebbe fatto affidamento su di loro per raggiungere i livelli di produzione militare che erano stati annunciati. Gli industriali volevano continuare a costruire auto, e intendevano semplicemente aggiungere la produzione di armamenti a quella esistente, ma non sapevano che la produzione di vetture sarebbe stata bloccata per legge. Dall’inizio del 1942 alla fine del 1944, per quasi tre anni, negli Stati Uniti non furono sostanzialmente prodotte automobili.56
In aggiunta al divieto di produzione e vendita di auto private, venne sospesa la costruzione di edifici residenziali e di autostrade, e fu proibito l’uso ricreativo dell’automobile. I beni strategici, come gomma, carburanti e zucchero furono razionati a partire dal 1942. Il taglio dei consumi privati liberò risorse materiali vitali per lo sforzo bellico.57
Nel 1942 si verificò la più grande crescita industriale nella storia della nazione, diretta esclusivamente a fini militari. La richiesta di aerei da guerra era enorme (non solo caccia, bombardieri e aerei da ricognizione, ma anche velivoli adibiti al trasporto truppe e cargo necessari per combattere una guerra su fronti lontani). Dall’inizio del 1942 e per tutto il 1944, gli Stati Uniti superarono di gran lunga l’obiettivo iniziale di 60 mila aerei, producendo l’incredibile numero di 229.600 velivoli. E più di 5.000 navi si andarono ad aggiungere alle circa 1.000 che componevano la flotta mercantile americana nel 1939.58
Nel suo libro No Ordinary Time, Doris Kearns Goodwin ha descritto la conversione di svariate attività . Una fabbrica di candele per auto iniziò a produrre mitragliatori. Una industria di stufe si trovò a costruire scialuppe; una di giostre a realizzare affusti per cannoni; una di giocattoli a produrre bussole; una manifattura di corsetti fu impegnata a realizzare cinture porta-granate e una fabbrica di flipper cominciò a fornire proiettili perforanti per artiglieria.59
In retrospettiva, la velocità della conversione da un’economia da tempo di pace a un’economia bellica è stata stupefacente. Lo sfruttamento della potenza industriale degli Stati Uniti spostò la bilancia decisamente a favore delle forze alleate, rovesciando le sorti della guerra. La Germania e il Giappone, già convertite al 100%, non poterono controbattere a questo sforzo. Il primo ministro inglese, Winston Churchill, spesso citava le parole del suo segretario agli Affari esteri, Sir Edward Grey: “Gli Stati Uniti sono come una caldaia gigante, una volta che il fuoco è acceso, non v’è limite alla potenza che può generare”.60
Questa mobilitazione nell’arco di pochi mesi dimostra che un paese, e in realtà il mondo intero, possono ristrutturare rapidamente l’economia, se sono convinto della necessità di farlo. Molte persone, sebbene non la maggioranza, sono già convinte della necessità di una completa riconversione economica. Lo scopo di questo libro è di convincerne ancora di più, contribuendo a spostare la bilancia verso le forze del cambiamento e della speranza.
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