La produzione, la lavorazione e lo smaltimento dei materiali nell’attuale modello economico dell’usa e getta sprecano non solamente materie prime, ma allo stesso tempo energia. In natura i flussi lineari a senso unico non durano a lungo, e ancor meno possono sopravvivere in un’economia globale in espansione. L’economia basata sull’usa e getta che si è diffusa nell’ultima metà del secolo è un’aberrazione, un modello destinato a essere cestinato dalla storia.
La possibilità di ridurre drasticamente il consumo di materie prime fu proposta la prima volta in Germania, inizialmente da Friedrich Schmidt-Bleek nei primi anni Novanta e poi da Ernst von Weizsà¤cker, un leader ambientalista membro del Parlamento tedesco. Essi sostenevano la tesi che le moderne economie industriali avrebbero potuto funzionare molto efficientemente utilizzando solamente un quarto delle materie prime. Pochi anni dopo, Schmidt-Bleek, il quale fondò il Factor Ten Institute in Francia, dimostrò che incrementare la produttività delle risorse di un fattore 10 era nelle capacità tecnologiche e gestionali esistenti, una volta avviata una corretta politica incentivante.73
Nel loro libro Dalla culla alla culla: come conciliare tutela dell’ambiente, equità sociale e sviluppo (Cradle to Cradle: Remaking the Way We Make Things), l’architetto americano William McDonough e il chimico tedesco Michael Braungart giunsero alla conclusione che rifiuti e inquinamento sono completamente da bandire. “L’inquinamento”, disse McDonough, “è l’espressione di un errore di progettazione”.74
Oltre alla riduzione del consumo di materie prime, i risparmi energetici ottenibili con il riciclaggio sono enormi. L’acciaio prodotto da scarti riciclati richiede solo il 26% dell’energia rispetto a quello ottenuto dai minerali ferrosi. Per l’alluminio questa cifra scende al solo 4%. Riciclare la plastica necessita del 20% dell’energia che serve a sintetizzarla. La carta ne richiede il 64% e con molte meno sostanze chimiche. Se le quote mondiali di riciclaggio di questi materiali base salissero ai livelli delle economie più efficienti, le emissioni di anidride carbonica precipiterebbero drasticamente.75
Le attività industriali, comprese la produzione di materie plastiche, fertilizzanti, acciaio, cemento e carta, incidono per più del 30% sul consumo planetario di energia. Tra i vari settori manifatturieri, quello petrolchimico, attivo nella produzione di plastiche, fertilizzanti e detergenti, è il più energivoro poiché consuma un terzo dell’energia industriale globale.
In conseguenza del fatto che la quota maggiore del carburante fossile usato nell’industria è impiegato come materia prima per la sintesi di plastiche e altri materiali, l’incremento del riciclaggio può ridurre la necessità di estrarre nuove materie prime. A livello mondiale, incrementando i tassi di riciclaggio e adottando i sistemi di produzione più efficienti, oggi si potrebbe ridurre del 32% l’energia consumata dall’industria petrolchimica.76
L’industria metallurgica mondiale, con una produzione di oltre 1,3 miliardi di tonnellate nel 2008, è responsabile del 19% del consumo di energia nel settore manifatturiero. Adottare misure di efficienza energetica, come i migliori sistemi di fusione oggi disponibili e il recupero completo dell’acciaio usato, potrebbe ridurre del 23% l’energia consumata nel settore metallurgico.77
La riduzione dell’uso delle materie prime comincia dal riciclaggio dell’acciaio, la cui richiesta supera di gran lunga quella di tutti gli altri metalli messi insieme. L’acciaio viene impiegato principalmente in tre settori: quello dell’automobile, degli elettrodomestici e dell’edilizia. In teoria negli Stati Uniti tutte le automobili sono riciclate, infatti sono troppo preziose per essere lasciate arrugginire abbandonate negli sfasciacarrozze. La percentuale di riciclaggio degli elettrodomestici negli Stati Uniti è stimata intorno al 90%, per le lattine è di circa il 63% e per pilastri e travi nelle strutture delle costruzioni siamo sul 98%, mentre solo il 65% dell’acciaio da armatura viene riciclato. L’acciaio recuperato ogni anno da varie fonti è comunque sufficiente a soddisfare il fabbisogno dell’industria automobilistica statunitense.78
Il riciclaggio dell’acciaio iniziò a prender piede più di una generazione fa con l’avvento del forno elettrico ad arco, tecnologia che produce acciaio partendo dai rottami e utilizzando solamente un quarto dell’energia necessaria per ottenerlo dal materiale grezzo. Oltre metà della produzione di acciaio in più di 20 paesi proviene da acciaio di recupero processato in forni elettrici ad arco. Alcuni paesi, compresi il Venezuela e l’Arabia Saudita, impiegano questa tecnologia per tutta la loro produzione di acciaio. Se i tre quarti della produzione di acciaio provenisse da forni elettrici ad arco utilizzando materiale di recupero, l’impiego di energia nell’industria metallurgica potrebbe essere ridotto di quasi il 40%.79
L’industria del cemento, che nel 2008 ne ha prodotto 2,9 miliardi di tonnellate, ha anch’essa un ruolo importante nel consumo di energia. La Cina, vicina alla metà della produzione mondiale, non solo produce più cemento dei 20 maggiori paesi produttori messi assieme, ma lo fa con straordinaria inefficienza. Se la Cina adottasse le stesse tecnologie dei forni del Giappone, potrebbe ridurre del 45% l’energia destinata ai cementifici. A livello mondiale, se tutti i produttori di cemento utilizzassero il più efficiente processo dei forni a secco, il consumo di energia nei cementifici potrebbe essere abbattuto del 42%.80
Anche la riorganizzazione del sistema dei trasporti possiede un grande potenziale nella riduzione del consumo di materie prime. Ad esempio, nel caso del potenziamento del trasporto collettivo si consideri che un autobus da 12 tonnellate può sostituire 60 automobili che pesano 1.500 chilogrammi cadauna per un totale di 90 tonnellate, permettendo quindi una riduzione dell’87% nel consumo di materiali. Ogni volta che qualcuno decide di sostituire un’automobile con una bicicletta il consumo di materiali cala del 99%.81
La grande sfida per il risparmio energetico nelle città è rappresentata dal riciclaggio del maggior numero possibile delle varie componenti dei rifiuti. Teoricamente tutti i prodotti di carta oggi possono essere riciclati e quindi, oltre a quotidiani e riviste, le scatole dei cereali, le pubblicità spedite via posta e le buste di carta. Nella stessa maniera il riciclaggio è possibile anche per i metalli, il vetro e la maggior parte delle plastiche.
Le economie industriali avanzate con una popolazione numericamente stabile, come quelle in Europa e in Giappone, possono contare prima di tutto sul quantitativo di materiali già in circolazione piuttosto che usare materia prima grezza. I metalli come l’acciaio e l’alluminio possono essere usati e riciclati all’infinito.82
Negli Stati Uniti, l’ultimo rapporto sullo stato della gestione dei rifiuti (State of Garbage in America) mostra che il 29% dei rifiuti viene riciclato, il 7% è incenerito e il 64% finisce in discarica. I tassi di riciclaggio tra le varie città statunitensi varia da meno del 30% a più del 70% in San Francisco, il più alto della nazione. Quando San Francisco raggiunse la quota del 70% nel 2008, il sindaco Gavin Newsom annunciò immediatamente un piano per arrivare al 75%. Tra le grandi città degli Stati Uniti, i tassi di riciclaggio variano dal 34% di New York al 55% di Chicago, al 60% di Los Angeles. A livello statale, la Florida ha concretamente fissato un obiettivo del 75% di riciclaggio dei rifiuti entro il 2020.83
Uno dei metodi più efficaci per incoraggiare il riciclaggio è quello di prevedere una tassa sulla frazione conferita in discarica. Ad esempio quando lo stato del New Hampshire adottò un sistema di pagamento che spingeva i comuni a tassare i propri residenti secondo il numero di buste di rifiuti prodotte (pay-as-you-throw), il flusso di materiali verso la discarica calò drasticamente. Nella piccola città di Lyme, con quasi 2.000 abitanti, l’introduzione di un sistema tariffario basato sul quantitativo conferito in discarica, ha aumentato la quota di rifiuti riciclati dal 13 al 52%.84
La quantità di materiale riciclato a Lyme, che è balzata dalle 89 tonnellate del 2005 alle 334 del 2006, comprende: cartone ondulato, venduto a 90 dollari a tonnellata; carta, 45 dollari a tonnellata; alluminio, 1.500 dollari a tonnellata. Questo programma riduce i costi di gestione della discarica cittadina e contemporaneamente genera un flusso di cassa dalla vendita di materiale riciclato.85
In aggiunta alle misure che incentivano il riciclaggio dei materiali, ci sono quelle che incoraggiano o obbligano il riuso dei prodotti come i contenitori per le bevande. La Finlandia, per esempio, ha proibito l’uso di contenitori usa e getta per le bibite. Sulla costa orientale del Canada, l’isola di Prince Edward ha adottato un divieto simile su tutti i contenitori per bevande che non siano riutilizzabili. Il risultato in entrambi i casi è una brusca riduzione del flusso dei rifiuti verso le discariche. Una bottiglia di vetro richiede, ogni volta che viene riutilizzata, quasi il 10% dell’energia impiegata per riciclare una lattina di alluminio. Pulire, sterilizzare e rietichettare una bottiglia usata richiede poca energia in confronto al riciclaggio delle lattine di alluminio che fondono a 660 °C. Vietare i contenitori non riutilizzabili è un’opzione cinque volte conveniente: per la contemporanea riduzione dell’uso di materie prime, di emissioni di anidride carbonica, del flusso di rifiuti verso le discariche, dell’inquinamento di aria e acqua. A ciò si aggiungano i risparmi di carburante per il trasporto, dato che i contenitori riutilizzabili vengono semplicemente raccolti dai camion delle consegne e riportati agli impianti di imbottigliamento.86
San José in California, incentivando le pratiche del riutilizzo e del riciclaggio, impedisce che il 62% dei propri rifiuti urbani finisca in discarica e attualmente sta spostando la propria attenzione sull’ingente flusso di materiale di scarto proveniente da cantieri edili e demolizioni. Questo materiale viene trasportato a una delle circa 24 aziende cittadine specializzate nel riciclaggio. Ad esempio, fino a 300 tonnellate di macerie al giorno vengono consegnate alla Premier Recycle; qui il materiale viene abilmente separato in calcinacci, rottami metallici, legno e plastiche. Alcuni materiali sono venduti, altri regalati e per quelli rimanenti qualcuno viene pagato affinché li ritiri.87
Prima che si avviasse questo programma, solamente 100 mila tonnellate di materiali da costruzione e da demolizione venivano riutilizzate o riciclate ogni anno, ora si è intorno al mezzo milione. Il metallo di scarto che viene recuperato è indirizzato a impianti di riciclaggio, il legno può essere trasformato in compost per giardini o in cippato per alimentare centrali elettriche, i calcinacci possono essere impiegati nelle massicciate stradali. Quando un edificio viene disassemblato anziché demolito, la maggior parte dei materiali può essere riutilizzata o riciclata, riducendo così in maniera drastica la domanda di energia e le emissioni di anidride carbonica. San Josè sta diventando un modello per le città di tutto il mondo.88
La Germania, e più recentemente il Giappone, stanno richiedendo che i prodotti come le automobili, gli elettrodomestici, gli arredi per l’ufficio siano progettati per un facile smontaggio e riciclaggio. Nel maggio 1998 il parlamento giapponese ha votato una legge severa sul riciclaggio delle apparecchiature che ha proibito di gettare gli elettrodomestici, come lavatrici, tv o condizionatori d’aria, facendo sostenere ai cittadini il costo del disassemblaggio sotto forma di un contributo alle aziende di riciclaggio che può arrivare a 60 dollari per un frigorifero o 35 dollari per una lavatrice. Ciò ha portato a una forte spinta a progettare elettrodomestici che siano più agevolmente ed economicamente smontabili.89
Poiché ormai il progresso della tecnologia fa sì che i computer diventino obsoleti in pochi anni, il poterli velocemente disassemblare e riciclare è una sfida fondamentale nell’ottica di un’economia sostenibile. In Europa, le aziende informatiche si stanno chiaramente orientando verso il riuso dei componenti di maggiore durata dei computer. Poiché la legge europea obbliga i produttori a pagare per la raccolta, lo smontaggio e il riciclaggio dei materiali tossici delle apparecchiature informatiche, i fabbricanti hanno cominciato a concentrare l’attenzione su come smontare ogni cosa, dai computer ai cellulari. La finlandese Nokia, per esempio, ha progettato un telefono cellulare che si smonterà virtualmente da solo.90
Sul fronte dell’abbigliamento, Patagonia, un marchio sportivo, ha avviato un programma di riciclaggio degli abiti a cominciare dai suoi capi in fibra poliestere. Lavorando con Teijin, un’azienda giapponese, Patagonia ora sta riciclando non solo i capi in poliestere che vende, ma anche quelli dei suoi concorrenti. Patagonia ha stimato che un indumento fatto con poliestere riciclato, che è indistinguibile dall’iniziale poliestere prodotto dal petrolio, utilizzi meno di un quarto dell’energia. A fronte di questo successo, Patagonia ha esteso l’attività di riciclaggio alle magliette di cotone e agli indumenti di nylon e lana.91
La rigenerazione è un’altra attività addirittura più efficiente nella quale la Caterpillar si è affermata come leader nel settore dell’industria pesante. In una fabbrica a Corinth, Mississipi, ogni giorno si riciclano qualcosa come circa 17 camion carichi di motori diesel. Ritirati dai clienti di Caterpillar, vengono smontati a mano da operai che non buttano via un solo componente, nemmeno un bullone o una vite. Una volta disassemblato, il motore viene poi rimontato con tutte la parti rimesse a nuovo. Il comparto di rigenerazione di Caterpillar sta guadagnando oltre un miliardo di dollari l’anno nelle vendite e cresce del 15% ogni anno, contribuendo significativamente al bilancio della compagnia.92
Un’altra industria emergente è il riciclaggio degli aerei di linea. Daniel Michaels scrive nel Wall Street Journal che Boeing e Airbus, che hanno costruito aerei di linea in competizione per quasi 40 anni, ora sono in gara per la leadership nell’efficienza dello smantellamento. La prima tappa è smontare dall’aereo le componenti smerciabili, come i motori, i carrelli di atterraggio e centinaia di altri parti. Per un jumbo jet, queste componenti principali hanno un valore di rivendita complessivo anche di 4 milioni di dollari. Successivamente si passa allo smantellamento finale e al riciclaggio dell’alluminio, del rame, della plastica e di altri materiali. Poco tempo dopo questo stesso alluminio si ritrova in automobili, biciclette o altri aerei di linea.93
L’obiettivo è quello di riciclare il 90% dell’aeroplano e forse un giorno il 95% e più. Con più di 3.000 aerei, questa flotta in pensione si è trasformata nell’equivalente di una miniera di alluminio.94
Un’altra alternativa per abbattere le emissioni di CO2 è quella di disincentivare le attività ad alto consumo energetico che non siano necessarie. L’industria dell’oro, quella dell’acqua imbottigliata e dei sacchetti di plastica sono degli esempi rappresentativi. La produzione di 2.380 tonnellate all’anno di oro, la maggior parte delle quali impiegata nell’oreficeria, richiede la lavorazione di 500 milioni di tonnellate di minerali. Per fare un confronto, mentre una tonnellata di acciaio richiede la lavorazione di 2 tonnellate di minerale grezzo, per una tonnellata di oro è necessario lo straordinario quantitativo di 200 mila tonnellate di minerale grezzo. L’industria di lavorazione dei minerali auriferi consuma una quantità di energia enorme ed emette tanta CO2 quanto 5,5 milioni di automobili.95
“Estrazione dell’oro con il mercurio… distruzione e contaminazione ambientale in Amazzonia” |
In un mondo che sta tentando di stabilizzare il clima, è molto difficile da giustificare l’imbottigliamento dell’acqua, che spesso equivale all’acqua di rubinetto, il suo trasporto su lunghe distanze e la vendita a prezzi assurdi. Sebbene un abile marketing teso a minare la fiducia nella qualità e sicurezza degli acquedotti cittadini abbia convinto molti consumatori che l’acqua in bottiglia è più sicura e salutare di quella che viene erogata dai loro rubinetti, uno studio dettagliato del World Wide Fund for Nature non è riuscito a trovarne alcuna conferma. Piuttosto sottolinea che negli Stati Uniti e in Europa la normativa che regola la qualità dell’acqua corrente è più stringente di quella venduta nelle bottiglie. Per la popolazione dei paesi in via di sviluppo, dove l’acqua è malsana, è molto più economico far bollire o filtrare l’acqua che comprarla imbottigliata.96
“La truffa dell’acqua in bottiglia: come è iniziata in Italia” |
Produrre circa 28 miliardi di bottiglie di plastica per l’acqua negli Stati Uniti richiede l’equivalente di 17 milioni di barili di petrolio. Se da un lato l’acqua del rubinetto è trasportata attraverso una rete ad alta efficienza energetica, quella imbottigliata è trasportata da camion, a volte per centinaia di chilometri. Se si comprende l’energia che serve al trasporto verso i punti vendita e alla refrigerazione, il settore statunitense dell’acqua imbottigliata consuma circa 50 milioni di barili di petrolio ogni anno, abbastanza da alimentare 3 milioni di auto per un anno.97
“La Storia dell’Acqua in Bottiglia (The Story of Bottled Water) – SUB ITA” |
La buona notizia è che le persone stanno cominciando a rendersi conto di quanto quest’industria sia distruttiva per il clima e di quali sprechi comporti. I sindaci delle città degli Stati Uniti si stanno rifiutando di spendere milioni di dollari dei contribuenti per comprare a prezzi esorbitanti acqua imbottigliata per i loro dipendenti, quando è già disponibile quella di rubinetto di ottima qualità . Il sindaco di Salt Lake City, Rocky Anderson, ha evidenziato “la completa assurdità e l’irresponsabilità , sia economica che ambientale, nell’acquisto e l’impiego di acqua imbottigliata, quando abbiamo una sorgente sicura e perfettamente sana dal rubinetto”.98
Per approfondimenti si consiglia la playlist integrativa da fonte esterna: Trasmissione “Presa Diretta – Acqua Rubata” del 7 febbraio 2010 |
Newsom, il sindaco di San Francisco, ha proibito l’uso dei fondi comunali per l’acquisto di acqua imbottigliata. Altre città che stanno seguendo simili strategie sono Los Angeles, Salt Lake City e St. Louis. La città di New York ha lanciato una campagna pubblicitaria da 5 milioni di dollari per promuovere la sua acqua di rubinetto, liberandosi così dall’acqua in bottiglia e dalla flotta di camion che congestionava il traffico. In risposta a iniziative come queste, le vendite statunitensi di acqua imbottigliata hanno cominciato a calare dal 2008.99
“Controspot del Meetup di Napoli: acqua libera vs acqua in bottigiia” |
Come le bottiglie per l’acqua, anche le buste di plastica usa e getta sono ottenute da combustibili fossili, possono richiedere secoli per decomporsi e sono quasi sempre non necessarie. In aggiunta a iniziative locali, molti governi nazionali si stanno indirizzando verso il divieto completo o a forti limitazioni al loro uso, tra cui Cina, Irlanda, Eritrea, Tanzania e la Gran Bretagna.100
In definitiva, esiste un potenziale vasto e globale per abbattere le emissioni di anidride carbonica attraverso la riduzione dell’uso delle materie prime a partire dai metalli principali, l’acciaio, l’alluminio e il rame, il riciclaggio dei quali richiede solo una frazione dell’energia necessaria per produrli a partire dal materiale grezzo. Continua con la progettazione di automobili, elettrodomestici e prodotti elettronici, in maniera tale da poter essere smontati facilmente nelle loro componenti per riutilizzarli o riciclarli, e si conclude evitando l’uso di prodotti superflui.