L’evoluzione delle città moderne è strettamente collegata allo sviluppo dei trasporti, dapprima navi e treni. Ma è stato il motore a combustione interna, unito alla disponibilità di carburante a basso costo, che ha consentito l’esplosione della mobilità di persone e merci e ha promosso la fenomenale crescita urbana del XX secolo.
Le città necessitano di una concentrazione di cibo, acqua, energia e materiali che la natura non può fornire. La gestione dell’approvvigionamento di questi materiali, che poi vengono smaltiti sotto forma di rifiuti, liquami e sostanze inquinanti dell’aria e dell’acqua, è una sfida per le amministrazioni municipali di tutto il mondo.
Le città antiche usavano il cibo e l’acqua provenienti dalle campagne circostanti, ma oggi spesso dipendono da fonti lontane per soddisfare i loro fabbisogni. Los Angeles, per esempio, copre la maggior parte del suo consumo idrico prelevando acqua dal fiume Colorado, distante quasi 1.000 chilometri. La popolazione di Città del Messico dipende attualmente da un oneroso sistema di pompaggio dell’acqua, che viene prelevata a 160 chilometri di distanza e portata a 3.000 metri di altitudine. Pechino ha in progetto di attingere acqua dal bacino del fiume Yangtze, a circa 1.300 chilometri.10
Il cibo percorre distanze persino maggiori, come avviene ad esempio a Tokyo. Mentre la città ancora si procura il riso dagli efficienti contadini giapponesi, le cui terre sono ben tutelate dalla politica governativa, il frumento proviene principalmente dall’Australia e dalle grandi pianure dell’America del Nord. Il mais viene dal Midwest degli Stati Uniti, e la soia arriva anche dal Cerrado brasiliano.11
Il carburante stesso, che viene usato per muovere queste risorse, dentro e fuori le città , spesso proviene da giacimenti petroliferi remoti. L’aumento dei prezzi del petrolio colpirà le città , e ancor di più le periferie che sono proliferate intorno a esse. La crescente carenza d’acqua e l’alto costo dell’energia impiegata per trasportarla a lunghe distanze possono frenare la crescita di alcuni insediamenti urbani. Richard Register, autore del libro Ecocities: Rebuilding Cities in Balance with Nature, propone una visione alternativa, e sostiene che è giunto il momento di rivedere totalmente i criteri con cui vengono progettate le città . Register concorda con Peà±alosa non solo sul fatto che gli insediamenti urbani devono essere disegnati per le persone e non per le auto, ma si spinge oltre e parla di città concepite come comunità pedonali, in modo che le persone non abbiano bisogno dell’auto poiché possono andare ovunque a piedi o utilizzando i mezzi pubblici. Register afferma che una città deve essere considerata come un sistema funzionante sulla base della sua totalità e non delle sue parti, e sostiene in modo convincente che le città dovrebbero essere integrate all’interno degli ecosistemi locali, piuttosto che imporsi su di essi.12
Register descrive con orgoglio un’integrazione di questo tipo realizzata a San Luis Obispo, una città di 43 mila abitanti a nord di Los Angeles: “è previsto un progetto di recupero della sua insenatura che contempla diverse strade e percorsi che passano attraverso gli edifici, delimitati da negozi che si raccordano alla principale via commerciale della città . La gente se ne è innamorata. Prima di chiudere le strade, di trasformare un piccolo parcheggio in un parco, di ripristinare i corsi d’acqua, il centro della città aveva il 40% di negozi sfitti; ora ne ha zero. Si può andare al ristorante sull’insenatura, dove la brezza soffia fra gli alberi in un mondo indisturbato dal rumore delle auto e da fastidiosi scarichi”.13
Per Register, la forma della città e dei suoi edifici deve diventare parte del paesaggio, e deve trarre ricchezza dagli ecosistemi locali. Ad esempio, gli edifici possono essere progettati in modo da essere riscaldati e rinfrescati il più possibile in modo naturale. A mano a mano che il prezzo del petrolio salirà , frutteti e orti urbani si espanderanno sulle aree libere, sui tetti e sulle terrazze dei palazzi. Le città possono vivere in gran parte di acqua riciclata, depurata e riutilizzata diverse volte. Nell’epoca successiva al picco del petrolio, l’utilizzo delle acque basato sullo scarico senza il riciclo diventerà troppo oneroso per molte zone urbane con carenze idriche.14
[button size=”normal” type=”success” value=”INDIETRO” href=”https://www.indipendenzaenergetica.it/?page_id=74″] [button size=”normal” type=”success” value=”AVANTI” href=”https://www.indipendenzaenergetica.it/?page_id=53″]