Ad oggi esistono due tipologie di paesi in cui la popolazione sta diminuendo: in alcuni ciò è dovuto a un calo della fertilità , in altri a un aumento della mortalità . Al primo gruppo appartengono 33 paesi con 674 milioni di abitanti, la cui popolazione è essenzialmente stabile o in lieve declino a causa di una riduzione delle nascite. Nei paesi con i più bassi tassi di fertilità , tra i quali troviamo il Giappone, la Russia, la Germania e l’Italia, la popolazione probabilmente diminuirà in maniera avvertibile nei prossimi cinquant’anni.54
Il secondo gruppo, comprendente le nazioni la cui popolazione sta diminuendo per un aumento del tasso di mortalità , è relativamente nuovo. Le proiezioni del 2008 del Population Reference Bureau di Washington mostrano che in due paesi di questo gruppo, Lesotho e Swaziland, si combinano alti tassi di infezione da HIV e fame diffusa. Purtroppo, è possibile che molti altri paesi a basso reddito entreranno a far parte di questo gruppo in futuro, a mano a mano che la popolazione sopravanzerà le risorse idriche e territoriali disponibili.55
Oltre ai 33 paesi con popolazioni essenzialmente stabili o in declino, esiste un altro gruppo di paesi, tra cui Cina e Stati Uniti, in cui il tasso di fertilità è sceso al livello di ricambio o appena al di sotto. Tuttavia, dato che un gran numero di giovani sta entrando nell’età riproduttiva, queste popolazioni sono ancora in crescita. A mano a mano però che queste fasce di popolazione invecchieranno, si raggiungerà un livello di stabilità . I 29 paesi inclusi in questa categoria contano complessivamente 2,5 miliardi di abitanti.56
In forte contrasto con queste situazioni, si prevede che la popolazione di un ampio gruppo di paesi continuerà a espandersi negli anni a venire. In Etiopia, Repubblica Democratica del Congo e Uganda sarà più che raddoppiata entro il 2050.57
Le proiezioni delle Nazioni Unite considerano tre possibili scenari correlati ai livelli di fertilità . La proiezione media, quella più comunemente usata, prevede che la popolazione mondiale raggiungerà i 9,2 miliardi di persone entro il 2050. La più alta calcola 10,8 miliardi. La più bassa, invece, presume che il tasso di fertilità mondiale scenderà rapidamente al di sotto del livello di ricambio, 1,5 figli per coppia entro il 2050, e ipotizza un massimo di 8 miliardi nel 2042, seguito poi da un declino. Se vogliamo eliminare la povertà , la fame e l’analfabetismo non ci resta che la terza opzione.58
Per rallentare la crescita demografica mondiale occorre che tutte le donne che desiderino pianificare le proprie gravidanze possano accedere agli appositi servizi di pianificazione familiare. Sfortunatamente, ad oggi 201 milioni di donne non hanno questa opportunità . L’ex funzionario dell’Agency for International Development degli Stati Uniti, J. Joseph Speidel, ha affermato che “se chiedete agli antropologi che soggiornano e lavorano nei villaggi a contatto con la popolazione indigente, questi spesso rispondono che le donne vivono nel terrore della loro prossima gravidanza. Semplicemente non vogliono restare incinte”.59
La buona notizia è che i paesi che vogliono aiutare le coppie a pianificare le nascite possono farlo rapidamente. La mia collega Janet Larsen scrive che in un decennio l’Iran ha ridotto il suo tasso di crescita demografica fino a farlo diventare uno dei più bassi tra i paesi in via di sviluppo. Quando l’ayatollah Khomeini salì al potere in Iran nel 1979, smantellò immediatamente il programma in corso di pianificazione familiare, invitando invece all’allargamento delle famiglie. Durante la guerra con l’Iraq, tra il 1980 e il 1988, Khomeini desiderava famiglie numerose per incrementare i ranghi dei soldati, con l’obiettivo di avere un esercito di 20 milioni di uomini.60
In risposta al suo invito, i livelli di fertilità si impennarono, spingendo l’incremento annuale della popolazione iraniana a un picco di crescita del 4,2% nei primi anni Ottanta, un livello vicino al massimo biologico. Quando questa crescita sproporzionata iniziò a sovraccaricare l’economia e l’ambiente, i leader del paese capirono che il sovraffollamento, il degrado ambientale e la disoccupazione stavano minando il futuro dell’Iran.61
Nel 1989 il governo tornò sui suoi passi e ripristinò il programma di pianificazione familiare. Nel maggio del 1993 venne approvata un’apposita legge nazionale. Al fine di incentivare la formazione di nuclei familiari più piccoli vennero poi investite le risorse di diversi ministeri, tra cui quello dell’Istruzione, della Cultura e della Salute. Ai mezzi di comunicazione iraniani fu affidata la responsabilità di far crescere nella popolazione la consapevolezza su questi temi e di promuovere i servizi di pianificazione familiare. Vennero aperte circa 15 mila cliniche che fornivano servizi sanitari e familiari alle popolazioni rurali.62
I leader religiosi furono coinvolti direttamente in quella che rappresentò una crociata per promuovere nuclei familiari meno numerosi. L’Iran introdusse un’intera gamma di misure contraccettive, inclusa la possibilità di sterilizzazione maschile, e fu il primo tra i paesi musulmani a farlo. Divennero gratuite tutte le forme di controllo delle nascite, tra cui i mezzi di contraccezione come la pillola e la sterilizzazione. Di fatto, l’Iran fu un pioniere in questo ambito, ed è l’unico paese nel quale le coppie sono obbligate a seguire un corso sulla moderna contraccezione prima di avere il permesso di sposarsi.63
Oltre alle misure specificamente sanitarie è stato intrapreso un intervento su larga scala per aumentare l’alfabetizzazione femminile, che è salita dal 25% nel 1970 a più del 70% nel 2000. Le iscrizioni scolastiche femminili sono aumentate dal 60 al 90%. La televisione è stata utilizzata per diffondere informazioni sulla pianificazione familiare in tutto il territorio nazionale, dato che gli apparecchi sono presenti nel 70% delle residenze rurali. In conseguenza di questa politica, la famiglia iraniana media è diminuita da sette figli a meno di tre. Dal 1987 al 1994 l’Iran ha dimezzato il suo tasso di crescita demografica raggiungendo un risultato sorprendente.64
Mentre l’attenzione dei ricercatori si è focalizzata sul ruolo dell’istruzione nella riduzione della fertilità , le soap opera radiofoniche o televisive possono essere ancora più efficaci nel modificare l’atteggiamento delle persone nei confronti della salute riproduttiva, della parità dei sessi, della dimensione della famiglia e della protezione ambientale. Una soap opera ben scritta può esercitare effetti notevoli sulla crescita demografica. Inoltre, è relativamente economica da realizzare e può essere utilizzata mentre vengono ampliati i sistemi di istruzione.
L’efficacia di questo approccio è stata dimostrata da Miguel Sabido, vicepresidente di Televisa, un network televisivo messicano che ha lanciato una serie di soap opera sull’analfabetismo. In uno degli episodi, uno dei protagonisti della serie si reca in un ufficio di alfabetizzazione per imparare a leggere e scrivere, e il giorno dopo circa 250 mila persone hanno visitato agli uffici di Mexico City. Dopo aver visto la serie, circa 840 mila messicani si sono iscritti a corsi di alfabetizzazione.65
Sabido ha affrontato il tema della contraccezione in una soap opera intitolata Acompà¡à±eme, che significa “Vieni con me”. Nel giro di un decennio, questa serie ha contribuito alla riduzione del tasso di natalità messicano del 34%.66 Altri gruppi al di fuori del Messico hanno rapidamente adottato questo approccio. Il Population Media Center (PMC) negli Stati Uniti, guidato da William Ryerson, ha avviato progetti in almeno 15 paesi. Il lavoro del PMC in Etiopia negli ultimi anni ne fornisce un esempio pratico. Le serie radiofoniche in lingua amarica e oromo hanno affrontato temi come la salute riproduttiva e la parità dei sessi, l’HIV e l’AIDS, la pianificazione familiare e l’istruzione femminile A due anni dall’inizio delle trasmissioni, cominciate nel 2002, un sondaggio ha rivelato che il 63% dei nuovi utenti dei 48 centri etiopi di salute riproduttiva aveva seguito una delle serie della PMC.67
Tra le donne sposate della regione di Amhara che hanno seguito queste serie vi è stato un aumento del 55% di coloro che utilizzano metodi di pianificazione familiare. Gli ascoltatori maschi che hanno fatto il test dell’HIV erano quattro volte più numerosi, mentre le donne tre volte di più. La media di figli per donna è scesa da 5,4 a 4,3, e la richiesta di contraccettivi è salita del 157%.68
I costi dei servizi di salute riproduttiva e pianificazione familiare sono bassi se confrontati con i benefici che apportano. Joseph Speidel stima che la loro diffusione a tutte le donne dei paesi a basso reddito richiederebbe circa 17 miliardi di dollari in fondi addizionali, sia da parte dei paesi industrializzati sia di quelli in via di sviluppo.69
Le Nazioni Unite hanno stimato che se i 201 milioni di donne che oggi non hanno accesso a efficaci misure contraccettive potessero usufruirne, si potrebbero prevenire ogni anno 52 milioni di gravidanze non desiderate, 22 milioni di aborti provocati e 1,4 milioni di decessi neonatali. In parole povere, la necessità di colmare le carenze nei servizi di pianificazione familiare dovrebbe essere il tema più urgente nell’agenda globale. Un fallimento su questo punto potrebbe comportare costi sociali enormi, maggiori di quanto si possa accettare.70
Il passaggio a famiglie meno numerose porta inoltre dividendi economici più generosi. Per il Bangladesh, ad esempio, gli analisti hanno concluso che per ogni 62 dollari investiti dal governo nella prevenzione delle nascite indesiderate si risparmiano 615 dollari di spese in altri servizi sociali. Investire nella salute riproduttiva e nella pianificazione familiare lascia più risorse finanziarie a disposizione per l’istruzione e la salute di ogni bambino, accelerandone così il processo di uscita dalla povertà . Se i paesi donatori potessero garantire alle coppie di ogni paese l’accesso a questi servizi, ciò si tradurrebbe in un considerevole ritorno nel campo dell’istruzione e della salute.71
L’aiuto a quelle nazioni che vogliono rallentare la crescita della propria popolazione porta a quello che gli economisti chiamano “bonus demografico”. Quando i paesi passano rapidamente a una struttura sociale in cui prevalgono i nuclei familiari piccoli, anche il numero dei giovani individui dipendenti, ovvero coloro che hanno bisogno di cure e istruzione, diminuisce in relazione al numero di adulti in età lavorativa. In questa situazione, la produttività cresce, i risparmi e gli investimenti aumentano e la crescita economica è più rapida.72
Il Giappone, che ha dimezzato la sua popolazione tra il 1951 e il 1958, è stato uno dei primi paesi a beneficiare del bonus demografico. Successivamente, prima la Corea del Sud e Taiwan, e più di recente la Cina, la Thailandia e il Vietnam, hanno goduto dei benefici dell’evidente riduzione dei tassi di natalità . Questo effetto ha una durata limitata a pochi decenni, che sono tuttavia sufficienti a rilanciare un paese verso la modernizzazione. Infatti, escludendo solo alcuni paesi ricchi di petrolio, non c’è stato paese a basso reddito che si sia sviluppato con successo senza aver prima rallentato la crescita demografica.73
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