Mi dispiace che tu stia morendo di fame, ma io ho questa bocca da sfamare! |
Gli Stati Uniti hanno velocemente raggiunto il predominio mondiale nella produzione di combustibili per autotrazione derivati da colture agricole eclissando nel 2005 il Brasile, precedentemente il primo produttore mondiale di bioetanolo. In Europa, dove si produce principalmente biodiesel, derivato per lo più dai semi di colza, si è pianificata la produzione di circa 8 miliardi di litri per il 2009. Per raggiungere i suoi obiettivi nell’impiego di biodiesel, l’Unione Europea, che è già in difficoltà per la riduzione di terreni coltivabili, sta aumentando le proprie importazioni di olio di palma dall’Indonesia e dalla Malesia, una tendenza che fomenta il taglio delle foreste vergini per far posto alle piantagioni di palme da olio.77
Proprio nel momento in cui sorgono grandi preoccupazioni per la pressione eccessiva esercitata sulla terra e sulle risorse idriche, ecco affacciarsi su questo scenario una nuova massiccia richiesta di terre coltivabili per produrre combustibile per automobili, una domanda che mette a rischio la sicurezza alimentare mondiale. Sebbene questa situazione abbia iniziato a svilupparsi già da alcuni decenni, fu solo dopo l’uragano Katrina nel 2005, quando i prezzi del petrolio superarono i 60 dollari al barile e il prezzo della benzina negli Stati Uniti toccò gli 80 centesimi di dollaro al litro, che il problema diventò visibile in tutta la sua portata. Improvvisamente negli Stati Uniti gli investimenti in distillerie di bioetanolo derivato dal mais diventarono altamente redditizi, dando luogo a una frenesia speculativa tale da convertire un quarto del raccolto di cereali degli Stati Uniti nel 2009 in combustibile per automobili.76
Il prezzo dei cereali è attualmente legato al prezzo del petrolio. Storicamente il mercato alimentare e quello energetico sono sempre stati separati, ma oggi si assiste a un cambiamento in conseguenza della enorme capacità degli Stati Uniti di convertire cereali in bioetanolo. In questo nuovo scenario, quando il prezzo del petrolio sale, è seguito da una crescita di quello dei cereali verso il suo valore equivalente in petrolio. Se il valore dei cereali come combustibile supera il loro valore alimentare, il mercato sposterà semplicemente questo prodotto verso il mercato dell’energia. Se il prezzo del petrolio sale a 100 dollari il barile, il prezzo dei cereali lo seguirà . Se il petrolio arriva a 200 dollari, anche i cereali ci arriveranno.
Dal 1990 al 2005, il consumo mondiale di cereali, spinto in larga misura dalla crescita della popolazione e dai consumi in aumento dei mangimi per animali di origine cerealicola, è salito di una media di 21 milioni di tonnellate all’anno. Successivamente è arrivata l’esplosione della richiesta di cereali per l’utilizzo nelle distillerie di bioetanolo degli Stati Uniti, passando dai 54 milioni di tonnellate del 2006 ai 95 del 2008. Questo balzo improvviso di 41 milioni di tonnellate ha raddoppiato l’incremento annuale mondiale della domanda di cereali, contribuendo a triplicare i prezzi mondiali di grano, riso, mais e semi di soia tra la metà del 2006 e quella del 2008. Un analista della Banca Mondiale ha attribuito il 70% dell’aumento dei prezzi alimentari a questa destinazione del cibo per la produzione di combustibili da autotrazione. Successivamente i prezzi sono tornati a calare leggermente, come conseguenza della recessione economica mondiale, sebbene a metà del 2009 siano ancora ben al di sopra dei livelli storici.78
Da un punto di vista agronomico, l’appetito mondiale di biocarburanti è insaziabile. I cereali necessari per fare un solo pieno a un suv con un serbatoio da 95 litri potrebbero nutrire una persona per un anno. Se l’intero raccolto degli Stati Uniti fosse destinato alla distillazione di bioetanolo, potrebbe coprire al massimo il 18% delle richieste interne di carburante per autotrazione.79
Le proiezioni effettuate da C. Ford Runge e Benjamin Senauer dell’Università del Minnesota, effettuate nel 2003, stimavano una diminuzione costante del numero di persone affamate e malnutrite fino al 2025. Ma la revisione delle loro stime, effettuata nel 2007, tenendo in considerazione l’effetto dei biocombustibili sui prezzi alimentari mondiali, mostra numeri in rapido aumento per gli anni a venire. Coloro che sono posti nei gradini più bassi della scala economica globale riescono a malapena a rimanere al loro posto e stanno per scivolare ancora più in basso.80
Dal momento che i bilanci delle organizzazioni internazionali di assistenza alimentare sono stabiliti in grande anticipo, un aumento dei prezzi degli alimenti riduce automaticamente l’entità degli aiuti. Il Programma alimentare mondiale, che fornisce assistenza d’emergenza a più di 30 nazioni, ha dovuto diminuire le spedizioni con l’aumentare dei prezzi. La fame nel mondo è in crescita, con 18 mila bambini che muoiono ogni giorno di fame e per malattie collegate.81
La competizione che si va profilando tra i proprietari dei 910 milioni di automobili nel mondo e i 2 miliardi di persone più povere è un territorio inesplorato per l’umanità . Improvvisamente il mondo si sta affacciando a un problema di ordine morale e politico che non ha precedenti: dovremmo utilizzare i cereali per farne carburante o per nutrire la popolazione? Il reddito medio di tutti i possessori di automobili nel mondo è all’incirca di 30 mila dollari l’anno; quello dei 2 miliardi di persone più povere è mediamente di 3.000 dollari annui. Il mercato deciderà che dobbiamo fare il pieno alle automobili.82
Per ogni nuovo ettaro che viene coltivato a mais per produrre biocombustibile, un nuovo ettaro di terra da qualche altra parte deve essere destinato alle colture alimentari. Ma rimane pochissima nuova terra da mettere sotto l’aratro, a meno che non si tratti di aree ottenute dall’abbattimento delle foreste tropicali del bacino del Rio delle Amazzoni, del fiume Congo e dell’Indonesia, oppure dalla bonifica delle terre del Cerrado brasiliano. Sfortunatamente questo ha dei costi ambientali pesanti: un rilascio enorme di anidride carbonica, la scomparsa di specie vegetali e animali, una mancata conservazione nel suolo dell’acqua piovana e un incremento dell’erosione dei suoli.
Mentre appare senza senso usare i raccolti destinati all’alimentazione poiché ciò comporta aumento dei prezzi del cibo, esistono alternative che permettono di produrre carburante per autotrazione da alberi a rapida crescita, dalla Panico Verga, da misture di erbe delle praterie o da altro a base di cellulosa, che può essere coltivato su terreni incolti. Esiste la tecnologia per convertire la cellulosa in bioetanolo, ma i costi di produzione sono quasi doppi rispetto a quelli dell’etanolo derivato da cereali. Non è ancora chiaro se queste fonti di biocombustibile potranno mai diventare competitive con i cereali.83
Esistono delle alternative a questo cupo scenario. La decisione adottata (dal governo statunitense, ndr) nel maggio del 2009 di aumentare del 40% entro il 2016 gli standard di efficienza delle automobili, ridurrà la dipendenza dal petrolio degli Stati Uniti molto più che convertendo l’intero raccolto di cereali della nazione in bioetanolo. Il prossimo passo è il passaggio diffuso verso auto ibride a trazione mista benzina-elettrico ricaricabili nelle ore notturne, in modo che la maggior parte degli spostamenti brevi, come i percorsi lavorativi e il recarsi al supermercato, siano resi possibili utilizzando l’energia elettrica.84
Essendo i più grandi esportatori di cereali e i maggiori produttori di bioetanolo al mondo, gli Stati Uniti si trovano nella condizione di poter guidare la partita. Ciò è necessario affinché gli sforzi per ridurre la propria dipendenza dalle importazioni di petrolio non creino un problema ancora più grande: il caos nel mercato alimentare mondiale. La scelta è tra un futuro con i prezzi dei generi alimentari in aumento, il dilagare della fame e della instabilità politica o un’alternativa con prezzi del cibo stabili, una brusca riduzione della dipendenza petrolifera ed emissioni di anidride carbonica molto più basse.85